sabato 9 gennaio 2010

Di cucina ma non di ricette

Mi piace leggere di cucina. Ma non di ricette. In effetti mi piace leggere anche di quello ma Franca è più portata di me per queste cose ed io cedo volentieri il passo.

Mi piace leggere di questo mondo che appare sempre pieno di luci e di paiette ma poi, a ben guardare, è un mondo fatto di lavoro molto duro, di orari inconcepibili, di vita militaresca e piena di difficoltà (parlo non tanto degli chef - che spesso appaiono come delle vere star - ma di chi opera in sala ed in cucina).


Sto leggendo in questi giorni un libro di Bill Budford (Calore) , giornalista americano, editorialista del New Yorker, che parla della sua scelta di vita di iniziare, ad età "avanzata" di imbarcarsi nel mondo dei ristoranti cominciando, come è opportuno, dalla figura di Chef. Solo che lui inizia da Babbo - rinomatissimo ristorante dalle parti di Washington Square, vicino alla Columbia University, nel Greenwich Village di new York. Budford è letteralmente entusiasta della cucina italiana riconoscendo a questa il primato mondiale di qualità, bontà e originalità. Vi ho trovato la più divertente definizione del ragù (scritto come si scrive in Italia e non alla francese ragout) : "prendere un pezzo di carne e cuocerlo a catafottere". Peccato che manchi un italiano che si sia cimentato in un'opera del genere. Parlare, in un bel romanzo, della vita dietro i fornelli. Dovremmo essere noi a dirlo agli altri: siamo o non siamo i migliori. Forse sono io ignorante ?

Vedremo.

Un'altra lettura interessante e divertente è stata quella di Omelette dove due gemelle hanno raccontato di una ragazza che decide di lanciarsi anche lei nel mondo dei camerieri di un grande ristorante di New York (dice che è una storia inventata anche se - secondo me - non lontana dalla realtà).
Si parla di sala e non di cucina ma le difficoltà e "crudeltà" sono dello stesso genere.

Interessante e divertente.



Qualcosa che va in questo senso, cioè un libro che parla di cucina ma non lo fa illustrando delle ricette, è certamente Davide Oldani ormai mio amico e con il quale ho organizzato una serata presso il MIP per illustrare la sua filosofia Blue Ocean che ha adottato nel progetto della sua attività. Bravo Davide: certamente una persona che guarda oltre. E mi sono piaciuti i suoi due libri (so che in questi giorni sta scrivendo il terzo che invece sarà di ricette) che ho letto prima di incontrarlo e pianificare l'evento presso la School of Management.

Buon appetito a tutti!

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